Reiki: L'Incontro tra Oriente ed Occidente

2 IL CAMMINO DELL'ESSERE UMANO

2.1 Il Corpo nella Preistoria e nelle Culture Primitive

I dati che ci consentono di ricostruire la concezione del corpo nella cultura preistorica ed in quella dei cosiddetti primitivi sono scarsi e di ardua interpretazione. Tali culture, di cui si posseggono reperti assai parcellizzati, esprimono atteggiamenti estremamente complessi: è dunque quasi impossibile rintracciare in esse una "idea" di corpo, poiché ciò presupporrebbe l'applicazione di criteri interpretativi, pertinenti alla logica occidentale.

E' comunque possibile fare riferimento a due momenti precisi: da un lato, l'immagine del corpo che appare nelle figurazioni primitive, e dall'altro la "rappresentazione" del corpo messa in luce dalle cerimonie e dai racconti. Un prezioso aiuto di comprensione si può ritrovare osservando le notizie relative alla cura del corpo, sia nelle pratiche quotidiane che nel culto dei morti.

Le figurazioni paleolitiche dove compare l'immagine del corpo umano sono rare, di difficile interpretazione e meno numerose di quelle che rappresentano gli animali.

 

Pitture rupestri nel sistema di grotte di Lascaux (Francia)

 

 
 

Pitture rupestri nel sistema di grotte di Lascaux (Francia)

 
 

Figura 1 e Figura 2

Pitture rupestri nel sistema di grotte di Lascaux (Francia). Il Pittore (Homo sapiens moderno) di 20.000 anni fa si recava in antri profondi per riprodurre sulle pareti il suo bestiario. Tra le molte interpretazioni, si fa strada quella che supera i concetti di magia empatica (il pittore riproduce l'animale che si aspetta di cacciare) per arrivare alle allucinazioni del trance, un viaggio nel mondo dello spirito. Le pitture preistoriche sarebbero in gran parte descrizioni di questi viaggi sciamanici, ottenuti nel buio (produzione di fenomeni ottici) e in scarsità di ossigeno (stati alterati di coscienza). L'arte rupestre di Homo sapiens moderno è metafora dello spirito.

 


E' curioso notare come già dai primissimi reperti i primitivi concepissero il corpo come un involucro che accoglieva nel proprio interno una dimensione immateriale. Il corpo umano è sempre stato considerato il luogo di coesistenza fra il terreno e l'extraterreno. Spesso la fusione tra le componenti materiali e spirituali si manifesta in una serie di cerimonie, di manifestazioni rituali che non permettono di riferire ai primitivi il dualismo corpo-anima. Il corpo umano è considerato come il riflesso del processo vitale: è il primo veicolo di conoscenza in cui sono riprodotti i fenomeni, le minacce e gli stimoli del mondo esterno.

Meraviglioso è pensare al valore che tutti i popoli primitivi danno a quella armoniosa esplosione di vitalità corporea e gestuale che è la danza. La danza è l'espressione corporea che si manifesta spesso con l'imitazione dell'ambiente esterno e più precisamente della Natura.
Il danzatore s'immedesima con gli animali o con oggetti inanimati e con il proprio corpo ricrea il loro aspetto ed il loro movimento. Si rivelano nella danza l'interesse e la coscienza dell'attività cinetica corporea e delle possibilità di fusione con il movimento degli altri e della natura.

Così i Boscimani presentono l'avvicinarsi di uomini e animali e rivivono il ricordo di persone o episodi, non solo con il pensiero, ma percependo nel proprio corpo i segni nel quale si identificano episodi e persone.
Tale "fusione" è spesso alla base della considerazione del corpo nelle dottrine orientali e si manifesta nelle cerimonie rituali e nelle più elaborate teorie filosofiche e religiose.

Nella sfera rituale, ad esempio, incontriamo il fenomeno della trance. In questo stato psicofisico tutto avviene come se un'altra persona entrasse nel corpo del "posseduto" e ne determinasse i movimenti.
Da tali osservazioni si evidenzia l'analogia con tanta parte delle religioni orientali, in cui le tecniche del corpo e della respirazione hanno un'importanza rilevante.

Ecco l'Uomo: creatura il cui sguardo esprime l'orgoglio di possedere un dono che altri esseri della natura non hanno: il pensiero. Pensando, l'uomo costruì i primi strumenti per dominare la Natura. Alcune manifestazioni del pensiero umano sono le regole, le norme, le leggi del vivere sociale che hanno dato origine alle civiltà, dove ancora pensiero e azione consentirono la nascita di credenze religiose, della politica, della scienza e dell'arte.

2.2 La concezione dell'Universo nella cultura Occidentale

Il percorso e l'evoluzione della scienza occidentale hanno origine dalle filosofie mistiche dei primi filosofi greci.

Le radici della Scienza Occidentale vanno ricercate, nel primo periodo della filosofia greca, nel sesto secolo a.C., in una cultura nella quale Scienza, Filosofia e Religione vivono in simbiosi. I saggi della Scuola di Mileto non erano interessati a tali distinzioni.

La loro aspirazione era scoprire la natura dell'essenziale, ovvero la costituzione reale delle cose. La cultura greca successiva definì i filosofi della scuola di Mileto "Ilozonisti", cioè coloro che pensano che la materia sia inanimata". Non facevano distinzione tra animato ed inanimato, tra spirito e materia. Essi non avevano un termine per indicare la materia, in quanto consideravano tutte le forme di esistenza manifestazioni dotate di vita e di spiritualità.

Talete sosteneva che tutte le cose sono piene di Dei e Anassimandro concepiva l'Universo come organismo alimentato da una "pneuma", il respiro cosmico. La concezione organicistica della Scuola di Mileto presenta analogie con le antiche filosofie indiana e cinese e le somiglianze con il pensiero orientale diventano più evidenti nella filosofia di Eraclito di Efeso. Egli credeva che il Mondo fosse in perenne mutamento, in eterno "Divenire".

Per Eraclito la staticità dell'essere era pura illusione, considerava il fuoco il Principio Universale, simbolo del continuo scorrere e trasformarsi di tutte le cose. Riteneva che tutte le trasformazioni nel mondo nascessero dall'azione reciproca dinamica e ciclica dei Contrari e pensava ogni coppia di Contrari come Unità. A questa unità, che contiene e trascende tutte le forze opposte, dava il nome di Logos.
La rottura di tale Unità iniziò con la Scuola Eleatica, che teorizzava l'esistenza di un Principio Divino Universale. Inizialmente, tale Principio affermò l'unità dell'universo; ma in seguito, fu pensato come un Dio intelligente e personificato, che sta al di sopra del Mondo e lo governa.

Ebbe così inizio una tendenza di pensiero che condusse alla separazione di spirito e materia e diede origine al dualismo che caratterizza la filosofia occidentale.
Un passo decisivo in direzione della concezione dualistica fu compiuto da Parmenide di Elea il cui pensiero era in contrasto con Eraclito.

Parmenide chiamava il suo principio fondamentale l'Essere e lo considerava uno e immutabile. Riteneva impossibile il mutamento e giudicava pure illusioni dei sensi i cambiamenti che a noi sembra di percepire nel Mondo.

I filosofi greci del quinto secolo a.C., nel tentativo di conciliare la Teoria dell'Essere Immutabile di Parmenide con quella dell'Eterno Divenire di Eraclito, sostennero che l'Essere si manifesta in sostanze che, mescolandosi e separandosi, danno origine ai mutamenti che si verificano nel Cosmo.
Queste Teorie possono essere considerate gli albori del concetto di atomo: la più piccola unità indivisibile di materia.

Gli Atomisti greci tracciarono una netta linea di separazione tra spirito e materia, immaginarono la materia composta da diversi "mattoni fondamentali" definiti come particelle completamente passive ed inerti, il cui moto si riteneva provenisse da forze di origine spirituale.

Non appena si affermò l'idea di una separazione tra spirito e materia, i filosofi rivolsero la loro attenzione al mondo spirituale, all'anima umana, alla conoscenza del vero modo d'essere delle cose ed ai problemi etici.

Aristotele esplorò e sistemizzò il pensiero filosofico e scientifico dell'antica cultura greca e le sue dottrine posero le basi del Sapere del nostro tempo.
Egli era convinto che i problemi riguardanti l'anima umana e la contemplazione della perfezione di Dio fossero molto più importanti dell'indagine del mondo materiale.

Verso la fine del Cinquecento, lo studio della Natura fu affrontato in modo scientifico e sperimentale per dimostrare la validità delle ipotesi teoriche. In tale periodo si verificò un crescente interesse per la Matematica, la Fisica e l'Astronomia.

A partire da principi ricavati dall'esperienza, Galileo Galilei, per l'organicità dei suoi studi, fu il primo a combinare la conoscenza empirica con la matematica. Egli faceva costantemente ricorso alla sperimentazione scientifica ed a deduzioni matematiche: anche per questo viene considerato il padre della scienza moderna.
Fedele alla tradizione inaugurata da Galileo Galilei, Isaac Newton teorizzò il modello meccanicistico newtoniano dell'universo, che dominò tutto il pensiero scientifico. Nel contesto metafisico della scienza newtoniana agirono prepotenti motivazioni religiose, legate alla preoccupazione di evitare possibili esiti atei o materialistici all'indagine naturale. Secondo Isaac Newton l'esistenza di Dio è eterna, infinita e perfetta.

Dio è unico, regge e conosce ogni cosa che è o può essere. La presenza di Dio è la sola che rende ragione dell'ordine del Cosmo in cui si configurano spazio e tempo che coesistono all'Infinito. Tali studi metafisici condussero all'immagine di un Dio monarca che, dall'alto, governava il mondo, imponendo ad esso la sua legge divina.
Di conseguenza, le leggi fondamentali della Natura ricercate dagli scienziati vennero considerate le leggi divine, invariabili ed eterne, alle quali il mondo era soggetto.

Cartesio afferma che "la capacità di ben giudicare e di distinguere il vero dal falso è uguale in tutti gli uomini". "La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie". Da questa idea nasce l'intero sapere sulla ragione e tale nuova scienza, in accordo col metodo matematico, si sarebbe svolta secondo "catene di ragioni" chiare e distinte, ossia semplici ed evidenti passaggi accessibili all'intelletto di ogni uomo.

Il ragionamento matematico ed il modello di dimostrazione fornito dalla geometria divennero il fulcro del razionalismo: analisi e sintesi. In base a questi si riproduce nel Sapere l'ordine dell'Universo.
La famosa frase "Ego cogito, ergo sum" (Io penso, dunque sono) è il momento fondamentale dell'itinerario speculativo cartesiano, in quanto attinge ad una realtà sostanziale: la prima di cui si ha la conoscenza certa ed evidente.
Dall'analisi del cogito, Cartesio trae il suo fondamentale criterio di validità e come regola generale affermerà che le cose che noi percepiamo chiaramente e molto distintamente sono vere. Il pensiero è un attributo che appartiene necessariamente all'uomo razionale e che ha condotto l'uomo occidentale ad identificarsi con la propria mente.

E' affascinante notare come la scienza del ventesimo secolo, nata dalla separazione cartesiana e dalla concezione meccanicistica del mondo, superi oggi questa frammentazione e ritorni nuovamente all'idea di unità espressa nelle prime filosofie greche ed orientali.

2.3 La concezione dell'Universo nella cultura Orientale

La concezione orientale dell'Universo è di tipo "organicistico", a differenza di quella occidentale, più orientata al meccanicismo.

Per il mistico orientale, tutte le cose e tutti gli eventi sono interconnessi, collegati tra loro, sono soltanto differenti aspetti o manifestazioni della stessa realtà.
La concezione razionalistica occidentale, tendente a misurare ed a classificare, considera le cose, gli eventi ed anche l'uomo come unità separate in questo mondo. Tale concezione viene definita, nella filosofia buddista, avidya, o ignoranza: uno stato di turbamento mentale, che deve essere superato.
Le varie scuole del misticismo orientale sottolineano l'Unità fondamentale dell'Universo che caratterizza i loro insegnamenti.

L'aspirazione più elevata in tale pensiero è la consapevolezza dell'unità e della interconnessione reciproca di tutte le cose, di trascendere la nozione di sé come individuo singolo e di identificarsi con la realtà ultima.
Il raggiungimento di questa consapevolezza, chiamata illuminazione, non è solo un atto intellettuale, ma un'esperienza che coinvolge l'intera persona e che prioritariamente è di natura religiosa.

Nella concezione orientale, la divisione della natura in unità separate non è fondamentale e ciascuna di esse ha un carattere fluido e continuamente mutevole e si esprime attraverso il "Divenire" di tutte le cose.
Il Cosmo è visto come una unica realtà indivisibile, in eterno movimento, animata, organica: materiale e spirituale nello stesso tempo.

Poiché il movimento e il "Divenire" sono proprietà essenziali delle cose, le forze che causano movimento non sono esterne alle parti, ma sono una proprietà intrinseca della materia.
Corrispondentemente, l'immagine orientale della divinità non è quella di un sovrano, che dirige il mondo dall'alto, ma quella di un principio, che controlla ogni cosa dall'interno.

2.4 La Mente Razionale e Intuitiva

Nel corso della storia, si è constatato che la mente dell'uomo è capace di due tipi di conoscenza, chiamati razionale e intuitiva, tradizionalmente associati alla scienza ed alla religione.

In Grecia Socrate si espresse dicendo: "So di non sapere nulla", in Cina Lao-tzu disse: "Somma cosa è non sapere di sapere".

In Oriente i nomi con cui vengono indicati i due tipi di conoscenza rivelano il diverso valore ad essi attribuito. Le Upanisad parlano di una conoscenza più elevata e di una inferiore: la prima è associata alle varie scienze, la seconda alla consapevolezza religiosa.

I Buddisti parlano di conoscenza relativa e di conoscenza assoluta, di verità condizionale o verità trascendentale.

La filosofia cinese ha sempre sottolineato la natura complementare dell'intuitivo e del razionale, rappresentandoli con la coppia di archetipi Yin e Yang: i principi fondamentali del pensiero cinese. Come conseguenza, si sono sviluppate nell'antica Cina due tradizioni filosofiche complementari: Taoismo e Confucianesimo.

La conoscenza razionale deriva dall'esperienza che si ha degli oggetti e degli eventi nel nostro ambiente quotidiano. Essa appartiene al campo dell'intelletto ed ha la funzione di dividere, confrontare, misurare, discriminare, ordinare in categorie. Questo permette il crearsi di distinzioni intellettuali e la formazione di opposti che possono esistere solamente l'uno in rapporto all'altro.
La conoscenza razionale è un sistema di concetti astratti e simboli ed è caratterizzata da una struttura lineare e sequenziale tipica del nostro modo di pensare.
Il mondo naturale, invece, è ricco di varietà e di complessità infinite, dove gli eventi non sempre avvengono in successione, ma contemporaneamente. E' naturale che il sistema astratto di pensiero concettuale non potrà mai descrivere o comprendere tale realtà, ma può fornirci solo una rappresentazione approssimata.

In generale, lo scopo del misticismo orientale è la ricerca di un'esperienza diretta della realtà, che trascenda, non solo il pensiero intellettuale, ma anche la percezione sensoriale.
I mistici orientali insistono sul fatto che la realtà non può mai essere oggetto di ragionamento o di conoscenza dimostrabile, non è "traducibile" in parole, perché sta al di là dei sensi e dell'intelletto, da cui derivano concetti e parole. Una visione diretta, che sconfina dall'ambito dell'intelletto, si raggiunge guardando più che pensando, esplorando all'interno di se stessi, mediante la meditazione.

E' curioso notare come, nel campo della ricerca scientifica, la componente razionale sarebbe inefficiente se non fosse completata dall'intuito, che rende creativi gli scienziati che sono in grado di progettare e studiare gli eventi. Lo scopo fondamentale della meditazione è proprio quello di far tacere la mente pensante, spostando la consapevolezza dalla modalità razionale a quella intuitiva. In molte forme di meditazione, il silenzio della mente razionale si ottiene concentrando l'attenzione su un singolo particolare, come il proprio respiro o il suono di un mantra.

Questo modo di "pensiero" è la via dello Yoga indù e del T'ai Chi Ch'uan taoista.
I movimenti di T'ai Chi Ch'uan non vengono insegnati con istruzioni verbali, ma ripetendo continuamente i gesti in perfetta sincronia con il maestro.

In Giappone, la forte influenza dello Zen sulla tradizione dei Samurai dette origine al bushido, "la via del guerriero", arte della spada, il cui intuito spirituale dello schermitore raggiunge la più alta perfezione. Il T'ai Chi Ch'uan taoista, che fu considerato la massima espressione dell'arte marziale in Cina, fonde ritmici e lenti movimenti con la prontezza della mente del guerriero. Le cerimonie giapponesi del tè sono ricche di movimenti lenti e rituali. La calligrafia cinese richiede un movimento spontaneo e fluido della mano. Queste arti sono usate in Oriente per sviluppare la modalità meditativa della coscienza.

2.5 La Medicina in Oriente e in Occidente: due Modi di Vedere e di Pensare

La medicina cinese desta curiosità ed interesse anche in Occidente. Alcuni la considerano superstizione, prodotto di un pensiero primitivo e magico. Se il paziente viene guarito tramite erbe o con l'agopuntura, si considerano solo due spiegazioni: o si è trattato di una cura psicosomatica o di un caso, effetto fortunato dell'inserzione casuale di aghi. Si ritiene spesso che solo la scienza e la medicina occidentale detengano la chiave della verità.

In realtà, la medicina cinese è un sistema di pensiero operativo coerente, sviluppato nel corso di oltre due millenni. Si basa su testi antichi ed affonda le sue radici nella filosofia, nella logica, nella sensibilità e nelle abitudini di una civiltà diversa dalla nostra. Due diversi mondi sono riflessi nelle percezioni delle due tradizioni- medicina occidentale e medicina cinese- eppure entrambe sono in grado di guarire lo stesso corpo.
Le "due medicine" hanno intrapreso direzioni diverse.

La medicina occidentale si occupa principalmente di categorie o agenti patologici suscettibili di essere isolati, che vengono trattati, trasformati, e talvolta distrutti. Il medico occidentale parte da un sintomo e ne ricerca il meccanismo sottostante: una causa precisa per un malattia specifica. La logica del medico occidentale è spesso di tipo analitico. La logica del medico cinese è di tipo globale, attenta alla totalità dell'individuo.

La medicina cinese è solita descrivere la malattia come una situazione di "squilibrio", a cui viene dato il nome di "disarmonia". Le disarmonie del corpo umano risultano essere il punto di riferimento della terapia di guarigione che ha il fine di ricondurre l'individuo all'armonia ed all'equilibrio.

Il sintomo non viene ricondotto ad una causa precisa, ma è visto come parte di una totalità. Tale metodologia è l'espressione della concezione olistica, che prende in esame l'organismo in quanto totalità organizzata e non come semplice somma di parti. Così se una persona sta bene o è in armonia, non presenta sintomi che la disturbano: manifesta un equilibrio mentale, fisico, spirituale.

Se la persona si ammala, il sintomo è solo un aspetto di uno squilibrio corporeo che si manifesta in più aspetti comportamentali e relazionali della persona.

Tutti i testi e le immagini del presente sito sono soggetti a copyrigth e non possono essere copiati o utilizzati senza l'espresso consenso dei curatori e responsabili del sito. I termini guarigione e salute sono da intendere come benessere psicofisico, pace interiore, armonia, evoluzione. Leggi il DISCLAIMER

Home Tesi Reiki